Tremate! Tremate! Le cavie son arrivate!

Nessuna rivoluzione se qualcuno se l’aspettava. La partita che si è giocata a Bruxelles non era quella per un nuovo modello di sviluppo. Troppo facile da dire! protesterete voi ed a ragione. Del resto come si può pensare una cosa del genere quando a fronteggiarsi sono Angela Merkel da una parte e Monti-Rajoy dall’altra. Certo forse alcuni hanno visto nella vittoria di Hollande un segno di cambiamento, ma pur ammettendo a fatica questo, non si può non notare come Hollande si sia limitato ad appoggiare un po’ in disparte la linea Monti, rimandando la vera sfida a più tardi quando magari avrà altri social-democratici con cui confrontarsi.

Qual è quindi la vera partita che si è giocata? Indubbiamente la Merkel ha rappresentato ed ancora rappresenta il crepuscolo della visione genuinamente neoliberista inaugurata negli anni 80 e che, in una versione parzialmente corretta dall’equivoca formula “economia sociale di mercato”, ha ispirato l’unificazione monetaria europea dalla caduta del Muro di Berlino in poi. Non si può credere però- per l’appunto senza arrossire- che Monti e Rajoy rappresentino veramente qualcosa di diverso e poco importa l’ondata di pattume mediatico che magnificando le doti del primo ministro in crisi di consensi, cerca di venderci la sua storica vittoria europea! Sappiamo troppo bene con chi abbiamo a che fare. Il senso di tutto questo è stato dunque un altro: è stato siglato un accordo volto a riaffermare ed a mettere in sicurezza un sistema di distribuzione del potere economico e politico all’interno dell’Unione.

Mi spiego meglio: la strada ultimamente perseguita in solitaria dalla Merkel ormai orfana di Sarkozy, era quella di utilizzare i mercati finanziari per definire le egemonie in base all’obbedienza dei singoli paesi ad un programma capitalistico di riforme sociali nell’ambito del liberismo, chi più fa per smantellare il Welfare e privatizzare i rapporti sociali si è a buon diritto guadagnato il suo posto in prima fila a suon di spread. La Germania era certamente favorita, viene da una situazione di debito pregresso assai favorevole, si è impegnata a partire da Schroeder in pesanti riforme sociali ed ha un livello produttivo (soprattutto grazie alle esportazioni) più elevato della media europea. Ciò che Monti si è proposto di fare è questo: partendo dal presupposto che l’Italia si sta dissanguando per arrivare all’azzeramento del deficit nel 2013 (ed ha quindi osservato l’obbedienza ai numi del mercato) non può avere spread così alti e mettere conseguentemente a rischio la sua rendita di potere, così creiamo un sistema che consenta di tenere gli spread bassi per i paesi “virtuosi”, ovvero quelli che stanno facendo macelleria sociale e che vogliono mettersi al riparo dalla speculazione. Per gli altri c’è la troika.

Non si è quindi minimamente messo in discussione il principio che siano la finanza e una politica economica restrittiva  a dettar legge, ci si è piuttosto premuniti nei riguardi degli eccessi speculativi che interessano i paesi meno compromessi dal punto di vista finanziario e che hanno già intrapreso politiche di austerità giudicate soddisfacenti. Per chi ci considera come delle cavie era forse arrivato il momento di darci una gabbia meno precaria, ma non certo di liberarci. Quanto può infatti sostenere un socialmente un paese? E’ questa la domanda che sembra costantemente impegnare i cervelli dei tecnocrati europei, quanto si può contenere il malessere sociale crescente all’interno dell’attuale sistema di egemonie? E’ stato fatto per salvare l’euro si dice: certo! Ma per salvarlo forse così com’è, nella consapevolezza che persino per conservare è diventato ormai necessario andare verso una maggiore unificazione europea.

Quanto questo processo potrà significare in termini di mutamento vero, quanto cioè ad una maggiore flessibilità monetaria potrà corrispondere un principio autenticamente solidale ed una politica eonomica volta nel concreto a ridare aria al tessuto sociale, dipenderà come sempre dalle lotte e non certo dai colpi di coda reattivi di un sistema Europa che non ha nessun avvenire politico all’interno dell’egemonia neoliberista. Speriamo a questo proposito che l’affermazione di Syriza in Grecia (alla periferia dell’Impero) ed i movimenti che hanno dato vita a Blockkupy Frankurft siano di buon auspicio. Speriamo un giorno di poter gridare: “Tremate! Tremate! Le cavie son arrivate!”.

R.B.