Dal medico al prete

Il governo è al suo primo vero banco di prova. Finora non si è mai dovuto veramente confrontare col tema del consenso, esso si può dire gli sia stato garantito dalla quasi unanime approvazione parlamentare e dai numerosi viatici internazionali ricevuti. Ha potuto fare un’incivile riforma pensionistica che nessuno si sarebbe potuto permettere al posto loro ed ha orgogliosamente rivendicato il suo totale disinteresse per la popolarità, dal momento che, attraverso uno strano corto circuito, un governo eletto non avrebbe mai potuto portare avanti cose simili, ma in quanto governo tecnico, sponsorizzato tra l’altro dalla grandissima parte dei mezzi di informazione come dolorosa necessità, ha goduto secondo i sondaggi di largo consenso. Insomma un governo orgogliosamente impopolare che però si trova ad essere popolarissimo, così come potrebbe essere popolare un intervento a cuore aperto laddove esso sarebbe in grado di salvarti la vita e d’altra parte fosse un chirurgo particolarmente referenziato ad operarti. Continue reading →

Licenziamo #Monti e la #Fornero per giusta causa

Non me ne voglia il “compagno” Napolitano, ma il dado è tratto e la pace sociale può e deve andarsi a fare benedire. La riforma Marchionne del Governo Monti (come l’ha chiamata R.B. in un vecchio articolo) sta prendendo corpo e sta prendendo corpo sugli stessi punti da cui era cominciato il dibattito: l’articolo 18. Beh, è arrivata l’ora di staccare la spina a questo Governo tecnico e rispedirlo ad insegnare palle liberiste dentro le tristi mura della Bocconi.

Mesi di stallo per partorire un mostro che rimanda la riforma al welfare al 2017 facendo intanto piazza pulita dei diritti dei lavoratori. Tanto, diciamolo, con una riforma per lo sviluppo del genere, i soldi non ci saranno neanche nel 2017… si tratta di una presa in giro estremamente facile da “sgamare”. Continue reading →

Non si torna indietro: #NoTAV oltre la dinamica della paura

No TAV in tangenziale

Il corteo di ieri a Roma ha dimostrato, negli occhi di chi c’era, la vera forza del movimento NO TAV. Il segno di quanto sta succedendo non lo si può leggere sulla base di avvenimenti marginali come la cacciata di qualche giornalista. E neanche nel fato di aver bloccato una tangenziale, prova di forza di per sé importante.

Il senso di quello che è successo ieri è l’andare oltre lo sbarramento della paura. Il circolo politico-mediatico che sta accerchiando i NO TAV mira innanzi tutto a fiaccarne le fila. “I NO TAV sono pochi ed isolati, legati a doppio filo con frange estremiste” ripetono come un mantra giornalisti prezzolati e politici “interessati”. Sperano che a forza di ripeterlo si trasformi in realtà. Continue reading →

La noia di Monti

Non so, sono confuso ed annoiato. Sarà che studio e scrivo – per lavoro – da troppo tempo? Sì, perché non c’è niente di più ammorbante ed opprimente delle monotonia. La stanchezza dell’anima dipinta nei volti dei nostri genitori, che inseguono una pensione per uccidere il proprio trantran, il loro eterno ritorno quotidiano ne è l’esempio più lampante. Prendete mia madre, per dire, ha cambiato lavoro pochi anni fa e per quanto quell’attuale possa essere più stancante, ha un viso più sereno della media dei suoi coetanei. Sì, perché non svolge le stesse mansioni da una vita.

Diciamolo, il posto fisso è il grigiume cittadino fatto uomo o donna, smog dello spirito, inquinamento del pensiero… un viatico per l’arteriosclerosi. Come rappresentare questa noia, questo nulla di giornate sempre identiche a se stesse, quello del tutti a parlare del tempo, unica variante, pur se ciclica, di queste fotocopie di giorni? Difficile trovare la giusta metafora: forse è paragonabile solo alla noia di un discorso, sottilmente ironico (come il sorriso di ogni carnefice), del nostro poco amato Presidente Mario Monti.

Vorrei criticare l’abietta legge del lavoro che lui e la sua sodale Fornero stanno confezionando per ingropparsi l’Italia ed i lavoratori italiani. Ma non è possibile farlo… come criticare ciò che non prende mai forma, che non arriva mai su carta, quello di cui c’è un’urgenza (pare) così assillante, ma anche il tempo per tirarsela…? Forse il piano è prenderci per sfinimento.

Però resta la noia, probabilmente essenziale per fiaccare le nostre resistenze, la noia della retorica paternalista di papà Monti, così falso ed ipocrita, così pragmaticamente ideologico da farci, non abbiamo paura di dirlo, anche un po’ di pietà per la pochezza retorica del suo parlare. Continue reading →

La riforma Marchionne

Ci siamo, pronti? Partenza.. Via! Il governo dei tecnici si appresta a mettere mano alla riforma del mercato del lavoro. Per l’occasione si sono mobilitate tutte le menti malefiche che ruotano intorno all’economia ed al giuslavorismo, a fare, si potrebbe dire, da tecnici dei tecnici. La canzone è quella che da anni viene strombazzata dai principali quotidiani: modernizzazione, razionalizzazione, modello nord-europeo ecc., il contesto è quello di una crisi del capitalismo globale sempre più drammatica che, come ogni crisi, prelude ad una ristrutturazione complessiva del sistema ed è proprio alla luce di questo che va letto l’attuale, seppur sempre (ormai ci siamo quasi abituati.. e meno male che sono tecnici!) indeterminato, progetto di riforma. In che senso è vero questo? Nel senso che ci porta a ritenere che il vero padre di questa riforma, qualora venisse applicata, non sarebbe uno dei vari cani di razza della scuderia di centrosinistra, mobilitato per l’occasione (Ichino, Boeri) o una delle lamentatrici professioniste dell’agonizzante neoliberismo (Giavazzi, Alesina), nè tantomeno un losco, frustrato ed astioso Brunetta, bensì il pioniere dei pionieri: Marchionne. Continue reading →

… fondata sul lavoro?

La difesa della Costituzione è uno dei luoghi comuni più logori della sinistrata sinistra italiana. In linea con l’oscurantismo tipico del nostro Paese quando si tratta di parlare del periodo post Resistenza, si sottolineano sempre i forti valori dei Principi Fondamentali, dimenticandosi come la Seconda Parte, quella che costruiva l’architettura della Repubblica, fu pensata in diretta continuazione con i regimi precedenti. Questo preambolo serve, però, soltanto a chiarire come il mio intento non sia quello di inserirmi nello stesso filone di puristi della Carta: non è delle cose negative che ruotano attorno a questo storico documento di cui vorrei parlare. Anzi, l’obiettivo è proprio quello di cercare di recuperare quei fantomatici valori, tanto per capire come gli attuali interpreti dei giochi istituzionali italiani se ne facciano eredi o traditori.

E, da ritardatario cronico come sono, vorrei iniziare con una vecchissima polemica portata avanti dal simpatico (ex) Ministro Brunetta. Ricordate? Per lui la frase “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” non significava letteralmente nulla e proponeva di sostituirla con una formula più “razionale”. L’opinione, che fece arrabbiare molti fra i più sfegatati fan della nostra Carta, trovò però riflessi anche tra analisti e storici. Si disse che il primo articolo è una sorta di mediazione fra diverse tradizioni e che il riferimento al lavoro, di grande significato retorico, ma (pare) nulla di più, era soltanto una concessione ai comunisti. Insomma, l’espressione “fondata sul lavoro” sarebbe soltanto il cappello messo dai comunisti alla Costituzione, su concessione delle altre forze che avevano fatto la Resistenza e che ora partecipavano alla Costituente.

Non mi interessa qui entrare nei dettagli più storici, quanto porre una domanda: ma perché i comunisti si accontentarono di questo “cappello”? Qual’è il significato simbolico dell’espressione “fondata sul lavoro”? Cioè, anche ammesso che fosse solo una frase vuota, ma “evocativa”, che cosa evocava esattamente di così tipicamente “comunista”? Continue reading →