Dal medico al prete

Il governo è al suo primo vero banco di prova. Finora non si è mai dovuto veramente confrontare col tema del consenso, esso si può dire gli sia stato garantito dalla quasi unanime approvazione parlamentare e dai numerosi viatici internazionali ricevuti. Ha potuto fare un’incivile riforma pensionistica che nessuno si sarebbe potuto permettere al posto loro ed ha orgogliosamente rivendicato il suo totale disinteresse per la popolarità, dal momento che, attraverso uno strano corto circuito, un governo eletto non avrebbe mai potuto portare avanti cose simili, ma in quanto governo tecnico, sponsorizzato tra l’altro dalla grandissima parte dei mezzi di informazione come dolorosa necessità, ha goduto secondo i sondaggi di largo consenso. Insomma un governo orgogliosamente impopolare che però si trova ad essere popolarissimo, così come potrebbe essere popolare un intervento a cuore aperto laddove esso sarebbe in grado di salvarti la vita e d’altra parte fosse un chirurgo particolarmente referenziato ad operarti.

Tuttavia il malato comincia ad agitarsi ed anche fra i partiti che sostengono il governo cominciano le prime schermaglie. C’è la riforma del lavoro ed anche chi aveva digerito con qualche sforzo la riforma delle pensioni e pensava in questo giro di essere più o meno risparmiato, ha dovuto ampiamente ricredersi, per non parlare di chi è rimasto fuori da entrambe le partite. Ed allora cosa succede? Forse il governo deve andar oltre il suo disprezzo, ampiamente dimostrato, per la plebe ignorante, che non ha nemmeno un master a Yale in macroeconomia e pretende anche di votare ed esprimersi e cercare di costruirsi un suo consenso autonomo, proprio mentre i partiti sono impegnati in una transizione politica dai contorni indefiniti?

Lavoro difficile certo per individui come questi. Monti ed il suo governo infatti agiscono al di fuori di qualsiasi logica democratica, hanno definitivamente pensionato (almeno lei) la concertazione che pur essendo già stata sostanzialmente svuotata di senso dal precedente governo con il suo astio per la CGIL, nel caso attuale cessa proprio di esistere come prassi istituzionale di contrattazione (per quanto disprezzabile dal mio punto di vista), che muove dal riconoscimento del ruolo sociale del sindacato nel processo democratico. Monti invece dice, sentiamo tutti, siamo cortesi, ma non si tratta di un accordo, decidiamo noi, il processo è totalmente accentrato ed alle parti sociali non si presenta neanche un testo, si vuole il contesto su delle linee guida, insomma è sempre la solita ricerca di un consenso a priori. D’altra parte Monti ha anche cercato di rivendicare l’alto indice di gradimento del suo governo, contro l’evidente disamore per i partiti, ripetendo instancabilmente l’adagio del governo impopolare popolare.

In definitiva il consenso che loro cercano ed a cui possono aspirare  è quello del peccatore che si confessa ed accetta la penitenza: c’è molto di clericale in questo governo ed in pochi lo sottolineano. Così dobbiamo sorbirci le loro continue prediche morali (che non sono mai mancate, ma che ora sono riscoperti come vera e propria tecnica di governo), i loro “forse il paese non è pronto”, “se vi dessimo il reddito garantito andreste al mare ed a mangiare la pappa col pomodoro”, insomma quello che loro cercano mi sembra più un transfert che un reale consenso, ma nella loro condizione non è possibile fare altrimenti, il capitalismo ormai può funzionare solo come fede e creare consenso attraverso un infinito senso di colpa.

R.B.