Tremate! Tremate! Le cavie son arrivate!

Nessuna rivoluzione se qualcuno se l’aspettava. La partita che si è giocata a Bruxelles non era quella per un nuovo modello di sviluppo. Troppo facile da dire! protesterete voi ed a ragione. Del resto come si può pensare una cosa del genere quando a fronteggiarsi sono Angela Merkel da una parte e Monti-Rajoy dall’altra. Certo forse alcuni hanno visto nella vittoria di Hollande un segno di cambiamento, ma pur ammettendo a fatica questo, non si può non notare come Hollande si sia limitato ad appoggiare un po’ in disparte la linea Monti, rimandando la vera sfida a più tardi quando magari avrà altri social-democratici con cui confrontarsi.

Qual è quindi la vera partita che si è giocata? Indubbiamente la Merkel ha rappresentato ed ancora rappresenta il crepuscolo della visione genuinamente neoliberista inaugurata negli anni 80 e che, in una versione parzialmente corretta dall’equivoca formula “economia sociale di mercato”, ha ispirato l’unificazione monetaria europea dalla caduta del Muro di Berlino in poi. Continue reading →

Rimane Piazza Tahrir

È opinione ormai diffusa che nella realtà egiziana ormai Piazza Tahrir costituisca a tutti gli effetti un potere in conflitto con gli altri. La realtà egiziana in verità, non senza colpevoli semplificazioni, potrebbe essere letta proprio a partire dallo stato dei rapporti di forza tra la piazza ed il ceto militare determinato a mantenere la sua rendita di potere. Un anno dopo la rivoluzione le elezioni presidenziali appena svoltisi certamente fotografano lo stato dell’arte. La rivoluzione non è riuscita a proporre il suo candidato, soprattutto perché incalzata sul terreno sociale da una forza ben radicata come i Fratelli Musulmani e su quello politico dall’esercito, che ha teso a spegnere i fuochi dell’insurrezione ed isolarne i militanti allo scopo di stroncare sul nascere mutamenti ben più radicali.

Certo la rivolta è riuscita a provocare la caduta di ben due governi provvisori ed insidiare in tal modo per davvero la supremazia dei militari nella politica egiziana. Nel frattempo però due fenomeni sono intervenuti ad inceppare il processo rivoluzionario: da una parte come detto il proletariato metropolitano la cui rivolta ha così ispirato il mondo non è riuscito a proporre un candidato favorevole alle sue istanze (alcune speranze erano state riposte nel candidato demo-islamico Abel el-Futuh, moderatamente conservatore sul piano morale e socialdemocratico su quello sociale) e dall’altra conseguentemente si è andati verso una riproposizione della collaudata formula: o noi militari o il caos, alternativa che non lasciava certo alcuno spazio alla Rivoluzione. Continue reading →

Grecia: Il capitalismo ha i sogni contati

democrito

Neppure l’elezione di Barack Obama nel 2008 aveva meritato tanto interesse internazionale, quanto il secondo round delle elezioni politiche in Grecia. I giornaletti del capitalismo globale si erano scatenati da giorni e le televisioni non mancavano di riferirsi alla ricorrenza  come all’inquitante spada di Damocle sulla testa dell’Europa. Il sole 24 ore aveva titolato : sfida tra la destra europea e la sinistra populista. Roba da ridere direte voi, sì se si trattasse degli scemi del villaggio e non del giornale di Confindustria.

La destra di Samaras spaventosamente corrotta, clientelare, responsabile di aver di fatto truccato i conti con l’ausilio di alcune banche perché la Grecia potesse entrare in Europa (quando evidentemente il debito non era un problema commisurato agli interessi sul piatto) sarebbe la destra europea e quindi ragionevole, affidabile, che non vende facili sogni al popolo bue, il quale che gli piaccia o no deve espiare le sue colpe, i suoi peccati finanziari, deve “fare i compiti a casa” come spesso si dice. Continue reading →

Messico: la rivolta è ancora in rete

Solo un piccolo intervento per richiamare l’attenzione su un paese lontano, più lontano per intenderci di molti paesi assai più lontani di questo, il Messico. In un’epoca di prossimità costante quale quella che viviamo può sembrare quasi ridicolo fare discorsi del genere, ma i media nazionali che filtrano il costante e molteplice flusso della comunicazione globale sono sottoposti come è ovvio ad una gerarchia di priorità e “la politica estera” intesa come categoria dell’informazione, oltre a non aver mai avuto grande popolarità nel nostro paese, segue per l’appunto unicamente gli accadimenti che intercorrono in zone ritenute di interesse strategico per la politica estera intesa questa volta come parte dell’attività di governo.

Che cosa sta accadendo in Messico che riguarda non la nostra politica, ma il divenire-democratico globale, che ci interesse senz’altro di più? Si è costituito un movimento, ormai già da più di un mese che si è dato il curioso nome di “jo soy 132” ed è per l’appunto movimento che ancora una volta nella rete trova la sua genesi ed il suo nutrimento. Continue reading →

Elezioni francesi: un altro punto di vista

Il dato più significativo del primo turno delle presidenziali in Francia è senz’altro la poderosa affermazione del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, è infatti attraverso questa  che si può anche leggere gran parte del resto.

Sarkozy è senz’altro il grande sconfitto finora ed anche (come improbabile) dovesse vincere il secondo turno, la sua crisi politica sarebbe comunque inaggirabile. Poi c’è la sinistra, quel Francois Hollande che viene dalle scuole dell’elite e che un tempo era considerato il Blair francese, il quale si presenta con un programma che si propone di invertire la rotta a Bruxelles, imponendo un’accelerazione del processo di unificazione europea e l’avvio di una nuova fase redistributiva (attendendo magari che magari cambi la mano anche in Germania).

Alla sua sinistra Jean-Luc Melenchon, che attorno a sé è riuscito ad aggregare grande parte dell’estrema sinistra e il cui impegno è stato teso da una parte ad una massimalizzazione dei programmi di Hollande e dall’altra a rilanciare un immaginario rivoluzionario tutto francese, che muove dai fervori a giacobini e comunardi ed in nome dell’egualitarismo rende parte del sogno l’altro elemento sociale fondamentale della realtà francese: gli immigrati.

Ma ritorniamo al punto, abbiamo infatti cominciato dicendo che, senz’altro, i sommovimenti  politico-sociali più rilevanti sono quelli che coinvolgono  la destra e che non a caso fanno di Marine le Pen la vera vincitrice di questo confronto elettorale. Chi ha votato l’FN? I media e non solo si sbizzariscono su questa domanda, ma non fanno che girare a vuoto sempre intorno allo stesso punto. La tesi è questa: Il Fronte Nazionale coagula un voto di rabbia, si fa megafono di un grido di dolore che proviene soprattutto dai settori marginali della società, che non trovando più nella sinistra radical chic la loro espressione politica si rifugiano nel rassicurante, ancorché aggressivo ventre della xenofobia e del populismo. Un’insofferenza a tutto tondo, che rifiuterebbe in blocco quella libera circolazione di capitali e persone dettata dal modello europeo e vissuta come distruttiva per l’economia nazionale. Ora, è proprio vero tutto ciò? Continue reading →

25 Aprile: auguriamoci la realtà

E’ arrivato anche quest’anno il venticinque, ma – direi per fortuna- non è più da qualche anno almeno solo una festività tra le altre, che trova consistenza sono nella sua ripetitività. Da anni ormai si è colta l’opportunità di dare un senso di volta in volta diverso a questa celebrazione in relazione a quello che la sempre deprimente realtà di questo paese ci offre. Per questo non voglio fare rivendicazione di carattere storico, dare qui ed ora il mio contributo a combattere il montante revisionismo, sento di dire infatti che il 25 aprile non è il giorno per fare questo genere di cose, ci sono 364 giorni a disposizione per farlo e certamente non mancheremo anche quest’anno le occasioni. Continue reading →

Il trionfo di #LePen segnala il disagio delle sinistre europee

Osservare le elezioni francesi da Parigi fa un effetto strano: è come quando sei ospite di una famiglia i cui membri, ad un tratto, iniziano a litigare fra loro. E devo dire, dopo aver visto qualche minuto di dibattito post elettorale, che veniva la nostalgia Santoro, Floris e quasi (ma solo quasi, non esageriamo) di Vespa.

Folklore a parte, molti osservatori hanno espresso preoccupazione per il successo di Marine Le Pen. La figlia del più celebre fascista francese, dopo probabilmente Pétain, è riuscita a sfondare, si dice, grazie anche ad una sapiente opera di pulizia dal folklore paterno: in realtà, il risultato più alto raggiunto del padre era stato di appena due punti percentuale più basso (o poco più). Continue reading →

Piccoli Olocausti quotidiani

clandestino "scotchato"

La storia è una storia semplice, fin troppo comune purtroppo. È la storia di un rimpatrio così come ce ne sono tanti, una di quelle tante storie negate non solo dall’informazione, ma anche dalla cosiddetta pubblica opinione che i detti media dovrebbero formare.Il caso infatti nasce proprio da qui, questa volta (e non è certo la prima) abbiamo un documento: un regista ha infatti fotografato un immigrato algerino a bordo di un aereo Roma-Tunisi scortato dalla polizia con un pezzo di scotch sulla bocca ed i polsi legati. Scandalo telecomandato, soprattutto perché rigorosamente confinato nei limiti che spettano ad una notizia “marginale”, sia perché letteralmente bandita ai margini della carta (dei giornali), sia perché oggetto della notizia sono proprio due marginali (gli immigrati in questione infatti pare fossero due). Continue reading →

Dal diritto allo studio al diritto al “prestito”

Sapienza

Dai prossimi anni forse non avremo più l’università di massa. Non l’università pubblica, ma l’università popolata da studenti che provengono da famiglie prevalentemente monoreddito, che non hanno una casa di proprietà o che al massimo ne hanno una sola, ma con un nucleo familiare di sei o sette membri. Le lotte studentesche sessantottine, più che i principi formalissimi della costituzione, hanno sancito questo diritto. “Anche l’operaio vuole il figlio dottore”, diceva una canzone. E certo, non era mica facile. Ma ora l’operaio può sperare al massimo che il proprio figlio diventi operaio, altrimenti c’è il baratro della disoccupazione.

Non voglio essere catastrofista, durante le crisi il ceto medio è quello che si lamenta, ma il ceto che si aggira sui 10 mila euro di Isee annui, se non di meno, è quello che soffre di più. Non voglio neanche inscenare una guerra tra poveri, ma resta il fatto che il povero vero se non ha la borsa di studio o la casa dello studente non può assolutamente permettersi il diritto, non il lusso, di studiare.

Questo diritto potrebbe non esistere più. La Gelmini gli aveva già dato un bel colpo, Monti, dal canto suo, promette i decreti attuativi della riforma e comincia a portare avanti alcune proposte scellerate, come quella di tassare i dottorandi. Ma i tagli all’istruzione della scorsa riforma adesso iniziano a farsi sentire: come distribuirli? Non certo tagliando i fondi delle università private, che potrebbero andare avanti anche senza e che tuttavia già da qualche anno percepiscono parte delle borse delle aziende per il DSU (Diritto allo Studio Universitario). Ma tagliandoli alle università pubbliche, che così sono costrette ad aumentare le tasse di iscrizione e a tartassare i fuori corso. E soprattutto alle DSU, che erogano borse di studio e posti alloggio per gli scarti sociali che tanto, nella condizione di crisi attuale, è meglio entrino subito a riempire le fila dell’esercito di riserva. Continue reading →

Piazza Fontana: un libro, un film

È nelle sale da qualche giorno ormai il film di Marco Tullio Giordana Romanzo di una strage sui fatti di Piazza Fontana dell’ormai lontano 12 Dicembre 1969. L’ambizione del film è certamente grande e la missione deve essersi presentata fin dal primo momento impegnativa (a partire dal titolo che si riferisce al celebre articolo di Pasolini del 1974), tuttavia avendo visto con molta attenzione il film e non essendo totalmente a digiuno di informazioni riguardo al tema, il risultato è stato a mio avviso decisamente deludente.

Non sono certo il primo a dirlo, da giorni infatti le polemiche infuriano sui giornali e manifestano in maniera fin troppo evidente quanto questo passato non ci sia indifferente. Proprio per questo non vorrei considerare queste polemiche nella loro interezza come uno sterile esercizio o una resa di conti posticcia fra reduci e trovare in esse o quantomeno nei migliori interventi che si sono letti, la reazione ad una certo modo di fare storia tutto contemporaneo. Ai tempi della strage non ero neanche nei più remoti sogni di chi mi ha messo al mondo, pertanto appartengo a quella generazione di “ignoranti” che rimane sempre un po’ sullo sfondo delle polemiche fra reduci e che viene invocata a volte con paternalismo, a volte con disprezzo, a volte con intenti più costruttivi: siamo noi insomma in poche parole la traccia spettrale o una delle tracce spettrali (per dirla con Derrida) di questi discorsi e come tali sentiamo, io credo, il bisogno di emergere e dire la nostra. Continue reading →