Grecia: Il capitalismo ha i sogni contati

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Neppure l’elezione di Barack Obama nel 2008 aveva meritato tanto interesse internazionale, quanto il secondo round delle elezioni politiche in Grecia. I giornaletti del capitalismo globale si erano scatenati da giorni e le televisioni non mancavano di riferirsi alla ricorrenza  come all’inquitante spada di Damocle sulla testa dell’Europa. Il sole 24 ore aveva titolato : sfida tra la destra europea e la sinistra populista. Roba da ridere direte voi, sì se si trattasse degli scemi del villaggio e non del giornale di Confindustria.

La destra di Samaras spaventosamente corrotta, clientelare, responsabile di aver di fatto truccato i conti con l’ausilio di alcune banche perché la Grecia potesse entrare in Europa (quando evidentemente il debito non era un problema commisurato agli interessi sul piatto) sarebbe la destra europea e quindi ragionevole, affidabile, che non vende facili sogni al popolo bue, il quale che gli piaccia o no deve espiare le sue colpe, i suoi peccati finanziari, deve “fare i compiti a casa” come spesso si dice.

La Sinistra, cioè Syriza, invece populista. Questo termine sarà senz’altro uno dei più popolari del decennio non c’è dubbio. E’ superfluo dire quanto ormai, inflazionato com’è, non ha più nemmeno la parvenza di un significato quale che sia. Syriza è populista perché promette alle masse imbecilli un cambiamento, solletica i loro istinti più biechi, gioca sulla disperazione della gente e veicola reazioni irrazionali con spirito distruttivo. Come si può pensare che un partito rifiuti il fatto che il suo paese venga rapinato, letteralmente ucciso per soffocamento, per tranquillizzare gli speculatori sul fatto che piuttosto che sopravvivere la Grecia pagherà i debiti. Non sarebbe forse il caso dire sinistra “comunista”? Forse, cari signori di Confindustria, pensate non sia il caso chiamare col suo nome l’avanzata di un movimento di popolo in un paese europeo, certi incubi pensate vi abbiano abbandonato.

Comunque Samaras, la destra europea, ha vinto e questo basta a ridarci speranza! I giornali titolano: vincono i partiti pro-euro: potete immaginare un titolo più farisaico? Osserviamo per un  attimo alcuni dati: Syriza si attesta al 25 %, quasi dieci punti in più di un mese fa, spopola nelle grandi città (soprattutto ai danni del malconcio Pasok), fra i lavoratori e gli studenti sotto i 50 anni; i pensionati, le casalinghe, i disoccupati fuori dalle aree urbane scelgono invece i partiti della “responsabilità europea”. Ora veramente è possibile sostenere che abbiano vinto questi ultimi? O è solo un maldestro tentativo di esorcismo? Veramente c’è da tirare un sospiro di sollievo, perché è tornata la speranza nel futuro? E’ più che evidente che a veicolare la vittoria di Nd non è stata la speranza, ma la paura! La speranza è tutta dall’altra parte.

Quest’Europa e questo capitalismo certo non scaldano i cuori, né – più modestamente – sono in grado di mostrare all’orizzonte qualche prospettiva, solo minacciando il disastro, commissariando governi, richiamando in maniera arcigna all’obbedienza, sono in grado di ottenere ciò che vogliono. Né gli speculatori, né tanto meno i cittadini, possono realmente tirare un sospiro di sollievo, gli uni possono sperare di continuare a perpetuare per un po’ ancora un ordine economico in cui i debiti non devono certo essere onorati, ma devono perpetuarsi come forma di dominio; gli altri come schiavi che hanno evitato una frustata possono compiacersi per lo scampato pericolo e sperare, senza crederci troppo, che il padrone diventi più magnanimo. Ma la speranza di libertà sta in chi ha votato Syriza, in chi non ha ceduto al ricatto perché ha avuto coraggio (come gli operai della Fiat che lottano contro Marchionne), di chi ha pensato che se deve essere povero, almeno vale la pena di essere libero. In chi è stato greco come Democrito.

R.B.