La riforma Marchionne

Ci siamo, pronti? Partenza.. Via! Il governo dei tecnici si appresta a mettere mano alla riforma del mercato del lavoro. Per l’occasione si sono mobilitate tutte le menti malefiche che ruotano intorno all’economia ed al giuslavorismo, a fare, si potrebbe dire, da tecnici dei tecnici. La canzone è quella che da anni viene strombazzata dai principali quotidiani: modernizzazione, razionalizzazione, modello nord-europeo ecc., il contesto è quello di una crisi del capitalismo globale sempre più drammatica che, come ogni crisi, prelude ad una ristrutturazione complessiva del sistema ed è proprio alla luce di questo che va letto l’attuale, seppur sempre (ormai ci siamo quasi abituati.. e meno male che sono tecnici!) indeterminato, progetto di riforma. In che senso è vero questo? Nel senso che ci porta a ritenere che il vero padre di questa riforma, qualora venisse applicata, non sarebbe uno dei vari cani di razza della scuderia di centrosinistra, mobilitato per l’occasione (Ichino, Boeri) o una delle lamentatrici professioniste dell’agonizzante neoliberismo (Giavazzi, Alesina), nè tantomeno un losco, frustrato ed astioso Brunetta, bensì il pioniere dei pionieri: Marchionne.

Persino infatti quegli scampoli di sinistra per bene da università privata, con tutti i loro sogni svedesi, finiranno per essere nient’altro che i servi sciocchi non di una svolta nordeuropea, ma di un grande balzo (nella fossa) alla cinese. Marchionne stesso infatti (sempre sostenuto dai cori giubilanti dei vari Scalfari e compagnia, che da ultra ottuagenario si scagliava contro l’antichità della Fiom) non ha fatto altro che promettere soluzioni tedesche o svedesi, fondate su una gestione cooperativa dell’azienda, alti salari ecc., per promuovere invece un accordo (attraverso il ricatto ancestrale della delocalizzazione) figlio di rapporti di forza soverchianti per i lavoratori, di modo da fargli accettare i più bassi livelli di tutele salariali e lavorative possibili, compatibilmente con le possibilità aziendale. Un involtino primavera insomma mascherato da Knoedel. Ciò che manca per essere tedeschi verrà nel famigerato “lungo periodo” (quello in cui, secondo Keynes, saremo tutti morti).

A prescindere dal fatto che oramai anche il tanto decantato modello nordeuropeo comincia ad entrare in crisi e ciò è assolutamente inevitabile ( essendosi per anni fondato sulla sua superiorità produttiva in campo europeo e su un sistema del prestito d’onore ed una aziendalizzazione del Welfare), è evidente che Marchionne non ha mai avuto niente a che fare con i tedeschi, i quali, ricordiamolo, gli hanno impedito di prendersi la Opel, non accettando che un avvoltoio come lui sfruttasse una situazione di crisi grave per imporre un sensibile peggioramento delle condizioni di lavoro. Il disegno di Marchionne è però, per quanto dicevamo all’inizio, senz’altro all’avanguardia. Se c’è una cosa che infatti ormai risulta evidente da questa crisi è che la torta nell’opulento Occidente è finita e che la ristrutturazione del sistema gioca tutta a favore della Cina e di altri paesi emergenti (SudAfrica, Latino America ecc.) e che pertanto l’unico modello che possa apparire appetibile ad una classe imprenditoriale volgare e neo-feudale come la nostra, non possa essere che quello dello sfruttamento massiccio in salsa asiatica. È il capitalismo ormai evidentemente il problema, il suo esito parassitario e speculativo è ormai infatti freno a qualsiasi innovazione e non può che rivolgersi quindi ad una ulteriore compressione della forza lavoro. Peccato che proprio ora i cinesi stessi non ci stiano e tutto possiamo quindi aspettarci dal futuro meno che la pace sociale.

L’idea quindi di pensare  a ridisegnare un nuovo Welfare, proprio nel momento in cui le risorse sociali sono gettate nel pozzo senza fondo del debito e non si è intenzionati ad investire alcuna risorsa aggiuntiva, ci rivela al di là di qualsiasi infingimento, la volontà di mettere in campo un governo della povertà e niente di più, un nuovo controllo delle forze produttive sociali economicamente afflitte, che accettano i sacrifici accecati dal miraggio delle bianche nevi scandinave. Ma in Svezia c’è un Inverno molto buio.

R.B.

1 comment so far ↓

#1 Il problema Monti in Italia: il punto di vista di Écrasez « landofnowhereblog on 02.04.12 at 22:16

[…] Il primo pezzo, che ha un po’ di giorni è stato scritto da R.B. e s’intitola La riforma Marchionne. Più recente è lo “scazzatissimo” articolo di Simenza, sulla Noia di […]