Nevica governo ladro

“Se me lo dicevi prima…” ripeteva una vecchia canzone di Enzo Jannacci e tale sembra essere anche il ritornello del Sindaco di Roma Alemanno. Ma perché parlare di lui in fondo? Della sua manifesta incapacità ed infantilismo? Perché riteniamo che ciò che è accaduto a Roma nei giorni scorsi, non sia il frutto di disguidi tecnici o sprovvedutezze personali, quantomeno non solo. Dietro a tutto ciò c’è una grande questione politica sui cui dobbiamo dire la nostra come tante volte abbiamo fatto in passato. La questione è quella dello stato di emergenza permanente, ovvero quel particolare modo di gestire la quotidianità dell’ordine pubblico con modalità autoritarie ed accentratrici ed una sostanziale sospensione di garanzie e procedure democratiche. Niente di nuovo sotto il sole certo, ma è fondamentale ricostruire i fili di questa storia per comprendere ciò che è accaduto.

Protagonisti della stagione delle emergenze sono stati indubbiamente da una parta Bertolaso e dall’altra Berlusconi, entrambi poi travolti dalla loro megalomania e dalla spietatezza della storia. Il duopolio B&B mirava a creare una sorta di business delle disgrazie e dei grandi eventi, trasformando addirittura la Protezione Civile in una società quotata in borsa, ma ciò era direttamente causato dalla mastodontica espansione della sua influenza. Ogni evento di ordine pubblico di una certa rilevanza era in infatti affidato alla Pc in modo da poterlo gestire al di fuori di qualsiasi logica di trasparenza e con metodi autoritari. Così le zone rosse sono direttamente passate da Genova all’Aquila, nell’iniziale plebiscitaria approvazione.

Non è qui il luogo per dilungarsi sulla natura della Pc e sottolineare ciò che tutti ormai sanno, anche in termini di conseguenze di controllo autoritario della cittadinanza (la gestione del terremoto dell’Aquila è stata la dimostrazione più spietata e volgare del carattere del potere berlusconiano nella sua declinazione emergenziale), ciò che invece si impone è riportare questo disastro organizzativo della città di Roma, alla fine di questa escrescenza del potere berlusconiano. Nel 2009 Alemanno infatti abrogò il piano neve della città di Roma che prevedeva un intervento preventivo di ogni municipio, dotato prima di tutto di una certa quantità di sale da spargere per le strade. Perché il sindaco fece ciò? Per conformarsi appunto alla politica emergenziale del governo sotto la supervisione di Bertolaso: anche la neve sarebbe stata gestita in maniera accentrata come ogni altro evento di una certa rilevanza per la città. Ciò non significa che l’allora regolamento della pc consentisse un intervento di questo tipo, ma piuttosto che con Bertolaso la Pc si era impossessata di prerogative non proprie. Era ormai scontato che ad un singolo uomo con l’appoggio della politica di destra soprattutto (ma tutto è cominciato con Rutelli ricordiamolo) potesse gestire a suo piacimento l’ordine pubblico

Cambiato il clima, succeduto a Bertolaso Gabrielli e ricondotta la Pc ai suoi limiti naturali è stato naturalmente il tilt. I funzionari del comune non sono stati in grado di comprendere le previsioni e forse Alemanno, abituato alla balia Bertolaso, ha pensato che una proposta di soccorsi da parte della protezione civile e non una diretta imposizione di autorità, significasse scarso pericolo. Da questo tutto ciò che ne è derivato. Come si spiegherebbe altrimenti l’infantile e sconnessa reazione del sindaco di Roma in questi e giorni e l’iniziativa politica del Pdl in Parlamento volta a sottolineare come causa di tutto ciò sia proprio il ridimensionamento dello strapotere della Protezione civile? Si è trattato di un vuoto di potere, dell’incapacità di un’istituzione ormai autoespropriatasi di sovranità. Si tratta della fine di una storia quindi? Di un altro chiodo sulla bara del berlusconismo o forse di una partita a scacchi giocata dalla Protezione Civile per spingere nuovamente la politica ad affidarle maggiore autorità? La storia ce lo dirà.

R.B.