Entries Tagged 'Écrasez l’infâme!' ↓

Il numero 3 è online

Sicuramente molti di voi speravano di trovare sotto l’albero  qualcosa di diverso da un numero di Ecrasez. Noi, però, ne andiamo particolarmente fieri.

Trovate tutto, come sempre, sul vecchio sito del giornale  (dove troverete anche i vecchi numeri), ma se avete fretta  potete scaricarlo direttamente da questo link. Come preannunciato, il numero verte sul tema della violenza a partire soprattutto da fatti del 15 ottobre.

Se volete commentare qualcosa, questo blog è a vostra disposizione. Col tempo, poi, penseremo a rianimarlo con post più frequenti.  Ci piacerebbe, intanto, ricevere suggestioni e critiche sulla nostra ultima fatica.

Buona lettura!

Un nouveau début

Écrasez l’infâme n. 3 è pronto. Si siamo in ritardo di almeno un anno e mezzo, ma non ce ne vogliate. Il collettivo ha deciso di riesumare il progetto, consapevole che di infami da “schiacciare”, in giro, ce ne sono ancora troppi.

Écrasez n. 3 uscirà come “speciale”. L’intento è quello di riprendere il nostro discorso soprattutto a partire da questo blog, accompagnandolo da “speciali” nel vecchio formato a “rivista”. Una rivista più snella di un tempo, orientata alla diffusione sul web e non stampata. Una rivista a tema.

Il tema, stavolta, è stata la violenza. L’approccio è rimasto, invece, quello di sempre: quindi radicale e quasi sempre estremamente filosofico.

Lo “speciale” sarà online prestissimo. Intanto, se vi va, cominciate a spargere la voce.

Copenhagen: fallimento della green-economy e vittoria dell´economia carbon-fossile. Intervista a paolo cacciari

Dal 7 al 19 dicembre scorsi si è svolta a Copenaghen la quindicesima Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima. In quell’occasione in rappresentanza di 192 Paesi si sono incontrati circa 20.000 delegati per cercare di potenziare il protocollo di Kyoto, in ordine di salvaguardare il pianeta dai cambiamenti climatici dovuti al super-sfruttamento delle risorse energetiche.

Come si sa non è stato possibile ratificare nessun accordo che prevedesse una graduale diminuzione delle emissioni di CO2 e un investimento nelle energie pulite, in quanto la rigidità dei paesi più industrializzati a rivedere i propri standard di consumo si è scontrata con l’indisponibilità dei paesi più poveri a sacrificare le loro prospettive di crescita. Continue reading →

Novità

Ecrasez l’infame n. 2 è online da ieri sera. Oggi verrà distribuita la copia cartacea con un banchetto a Villa Mirafiori. Da questo numero in poi mandiamo (definitivamente?) in pensione questo blog. Le novità sul collettivo verranno comunicate su evertere.noblogs.org. Per leggere Ecrasez per via telematica, vi rimandiamo a www.ecrasez.altervista.org, dove troverete un archivio con tutti i numeri, che verrà via via aggiornato.

Buona lettura

Non violenza, mafia, università. Intervista ad A. Cozzo

Ricercatore e docente all’Università di Palermo, Andrea Cozzo è
soprattutto un attivista molto noto in quella città, oltre che un
teorico (e “pratico”) del pensiero nonviolento importante a livello
nazionale. Conoscendolo di persona, siamo amici ormai da anni, ne ho
approfittato per intervistarlo, incentrando l’attenzione su due
questioni: l’approccio nonviolento alla lotta alla mafia e la critica
al sistema d’insegnamento universitario. Ovviamente non ci siamo
limitati a discutere di questi soli due argomenti, ma abbaiamo toccato
molte altre questioni. Il tutto tramite una comoda, ma confesso
limitante, corrispondenza elettronica. Continue reading →

Analisi politica post-elezioni

 Le elezioni del 13 e 14 aprile hanno portato l’Italia a passo con le
supposte tendenze generali che investono i sistemi
politico-rappresentativi dei paesi avanzati occidentali, seppur con le
proprie particolarità.
Qualcuno diceva che senza la semplificazione politica il paese non
sarebbe potuto andare avanti. In realtà si hanno, ora, due grandi
partiti, ma a ben vedere questi non hanno avuto un grande successo alle
elezioni, rispetto alle politiche precedenti. Il PD ha ottenuto il 33%
facendo entrare i radicali nel partito, quando solo “l’Ulivo” aveva il
31%. La PDL il 38% quando la somma dei voti di FI e AN si attestava al
39%. Restano, dunque, solo due contenitori attraversati da forti
contraddizioni  interne. Ma nonostante la percezione della gente sia
quella del bipartitismo, le vere novità sono la storica scomparsa della
sinistra dal parlamento e l’affermazione della Lega Nord. Il successo
della Lega sembra scandire ogni trasformazione politica italiana. Essa,
infatti, emerse alla fine della prima repubblica con le elezioni del
‘92, smascherando la crisi di quelle strutture rappresentative e
aprendo la seconda repubblica. Nel ’92 anche i più conservatori si
erano resi conto della fine dei due
blocchi ideologici, anche i più attardati avevano scoperto che c’era
stato un terremoto. Oggi la globalizzazione, che già da più di un
decennio produce le sue nefandezze, precarizzando la vita, eliminando
ogni tipo di garanzia sul lavoro, riformulando
una società fortemente classista e colpendo anche i ceti medi, è sotto
gli occhi di tutti. La Lega in questo contesto, da un lato, raccoglie i
voti del ceto medio e della media impresa, che impauriti dai venti
della crisi finanziaria agiscono in maniera
reazionaria. Dall’altro anche il voto degli operai, che non vedendosi
rappresentati nelle proprie garanzie sindacali da una sinistra che al
governo o in parlamento non ha e non può avere voce in capitolo
all’interno dei processi di globalizzazione, sceglie la
defiscalizzazione per la propria regione attraverso il federalismo.
Inoltre, questi processi vanno legati alla tematica
della sicurezza e dei migranti: la prima spettacolarizzata dalla
televisione, la seconda che sfocia oltre che in diffidenza anche in una
sorta di “concorrenza” fra poveri; ed entrambe le questioni vengono
connesse fra loro dalla retorica xenofoba e gli immigrati sono, quindi,
spacciati per i colpevoli di qualsiasi omicidio, violenza sessuale o
condizione malavitosa. Insomma un voto razzista. Quindi la Lega
rappresenta i ceti che rischiano di perdere la propria condizione e le
tendenze reazionarie della
società: vista la crisi che sta arrivando, questa sembra essere l’ideologia dominante.
La vittoria del partito di Bossi e delle destre sta proprio sulla
valutazione della crisi, rispetto all’ottimismo immaginario di
Veltroni. E le destre cominciano a fare un discorso di chiusura
protezionista, che sembrerebbe coerente per la Lega, ma
contraddittorio per gente liberista della Pdl. E si capisce, Berlusconi
avrà problemi, e già si vedono, a coniugare una visione federalista
della Lega ad una centralista e nazionalista di AN.
L’altro punto importante dell’ultima tornata elettorale è stata la
scomparsa della sinistra dal parlamento. Questa ha accusato il Partito
Democratico di avergli rubato voti e favorito il trionfo delle destre.
Certamente Veltroni non ha conseguito gli obiettivi sperati durante la
campagna elettorale. Se è riuscito a raccogliere voti al centro, non ce
l’ha fatta però a conquistare la gente del Nord e soprattutto a
sottrarre consensi attraverso la battaglia securitaria. Gli elettori,
tra la copia e l’originale  hanno preferito l’originale. E questa mossa
non ha fatto altro che spostare il dibattito a destra. La Sinistra
Arcobaleno, dunque, perde intanto per essersi avvicinata fin troppo a
queste tendenze e per aver accettato e ragionato secondo la governance.
Un’altro fattore può essere rintracciato nel non aver saputo dare delle
risposte alle domande che sorgevano dalla base. O meglio, per
un’incapacità di analisi dei fenomeni prodotti dalla globalizzazione,
cioè l’incapacità dei governi di agire su questo grande caos che
produce paure per il futuro, quali la precarizzazione della vita, il
vortice guerra-terrorismo e l’inevitabile catastrofe ambientale. E la
gente di fronte all’incertezza capisce di essere sull’orlo del baratro.
La paura, poi, si riversa nei voti alla Lega. In ultima analisi, la
principale causa della sconfitta è la pretesa, soprattutto da parte di
Rifondazione Comunista, di rappresentare non solo al parlamento, ma al
governo le istanze del movimento. Il tentativo era quello di creare un
partito di “lotta e di governo”. Infatti, nonostante il ciclo del
“movimento dei movimenti” si fosse in parte chiuso dopo la guerra in
Iraq, Rifondazione di fatto era presente nelle vertenze che tal volta
sorgevano (Acerra, Val di Susa).È finita un’epoca, il Novecento, quando
i partiti della sinistra si autonominavano rappresentanti dei diritti delle classi più deboli. E quelle forme di partito e del sindacato
oggi non sono più rappresentative. Questo a causa del caos prodotto
dalla globalizzazione che porta il potere ad una crisi controllo dei
mercati, del comando e della "governamentalità". E a tutto ciò risponde
con un ritorno al protezionismo economico, criminalizzando il diverso
(il drogato, il nero, il rom, il gay) e affrontando il problema della
sicurezza come il principale attraverso lo strumento della paura.