Écrasez l’infâme!

Écrasez l’infâme!, schiacciate l’infame! – un imperativo illuminista
e liberale, firmato Voltaire che diventa il nome di un progetto
editoriale autorganizzato e militante. Questo giornale nasce polemico e
antiliberale, riconoscendo, come testimonia lo stesso gioco del titolo,
una sostanziale differenza di classe e di stile fra i vecchi liberali e
i contemporanei. Schiacciare l’infame dovunque si trovi, in Parlamento
come dietro una cattedra, in Vaticano come nelle università: ecco ciò
che ci siamo prefissi.

Un giornale militante, che emerge da un collettivo eterogeneo e
non identitario. Un giornale di battaglia filosofica che, al contrario
di quanto possa sembrare, non ha nessuna connotazione da violenza
gratuita. Come diceva Gandhi, per affrontare la violenza serve prima
far emergere il conflitto nascosto: l’emersione della violenza
intrinseca in ciò che studiamo, viviamo e respiriamo ogni giorno e la
lotta contro chi mistifica questa violenza e la giustifica
quotidianamente sono lo il nostro obbiettivo.

Écrasez l’infâme!
Questo motto ci ricorda che la politica nasce nel conflitto, alla
faccia dei moderni “liberal” buonisti. Il conflitto permea la nostra
società, ricacciato nell’ombra dal “politically correct” e dalle
acrobazie dei nani: il "ma anche", la tolleranza di chi ingloba l’altro
perché e finché resti minoranza silenziosa, e grida al pericolo ogni
qualvolta il rosso emerge nelle sue forme più o meno spontanee. Proprio
quel buonismo che è potere, quell’abdicazione a se stesso del
liberalismo degli scranni (il liberalismo ha sempre avuto questa
tendenza), è ciò contro cui questo giornale si scaglia, con la violenza
dell’«arma della critica», contro la critica dei manganelli. Così come
ci scagliamo contro questa idea di una filosofia non militante,
conformistica, dai toni sommessi, accademica e smorta che include
violentemente il pensiero in un gioco di specchi autoreferenziale, e
che sfoga la sua rabbia solo tra le frustrazioni di potere dietro le
cattedre e che, ovviamente, elegge il "pensiero liberale" come suo
caposaldo, tradendolo quando serve ed incarnandone a pieno l’anima
ipocrita.

Il vecchio pensiero liberale, come scrisse Raoul Vaneigem, morì nel 1871, nella repressione della Comune di Parigi.