#NOTAV : la democrazia selvaggia è di scena

bandiera no tav

Il nostro caro Mario Monti ha deciso: la TAV si fa, con le buone o con le cattive. Un profilo duro, che arriva tardivo, dopo che l’apice dello scontro fra lo Stato e la Valle è stato già raggiunto.

Questo ritardo non sorprende più di tanto, essendo quello Monti un governo tecnico. Il buon Mario aveva ed ha le mani legate: non può certo chiudere una Grande Opera votata dai due maggiori partiti che sostengono la sua maggioranza. E non poteva neanche scegliere la linea dura esponendo l’esecutivo ad un’eventuale gogna mediatica.

Alzandosi il livello dello scontro non solo l’intervento del Governo si è fatto necessario, ma anche possibile. I media hanno trovato un paio di appigli per screditare i movimenti e questo ha moralmente giustificato la linea dura. Dopo la questione mediaticamente ridicola della “pecorella”, la Polizia si è potuta lasciare andare ad un uso spregiudicato del manganello… con tanto di caccia all’uomo ed una violenza che, stavolta senza essere un paragone iperbolico, rassomigliava i rastrellamenti nazi-fascisti: l’effetto di avere le spalle coperte dal belare indignato di tanti giornalisti. Leggetevi il resoconto di una ragazza che ha subito i momenti di violenza suddetti e provate semplicemente a paragonare questa violenza a quella del povero valliggiano che giocava a fare Peppino Impastato. Non c’è misura. Eppure così funziona il meccanismo di manipolazione mediatica dell’opinione pubblica.

E dopo le mazzate arriva l’avvertimento di Monti. Una strategia lineare, che sottolinea sia i punti di forza dello Stato, sia la sua debolezza. Una certa paura di perdere la battaglia deve avere invaso gli stomaci rimpinzati di banchieri e politici. Le dichiarazioni scomposte sul dialogare senza mettere in discussione l’opera segnalano il terrore dei vari Fassino, Bersani e via di seguito. E ci dicono che il castello pro-TAV potrebbe crollare da un momento all’altro: la protesta funziona e Perino ha fatto benissimo a rispondere per le rime a Monti. Il vero significato dell’aggressione mediatica e fisica al movimento è la paura di perdere.

Una lotta allargata può ottenere oggi quello che anni di lotte studentesche, lotte operaie, lotte di quartiere o di regioni non sono riuscite ad ottenere: un movimento che impone la sua linea allo Stato. Una vera violazione delle regole della democrazia rappresentativa, del cuore di quelle regole che fondano la nostra Repubblica. Hanno ragione a dire i vari Bersani a parlare di un pericolo di eversione: in Valle si stanno confrontando due democrazie diverse ed antitetiche. Quella dei partiti e dell’ideologia borghese-liberale e quella che qualcuno definirebbe “selvaggia”. La vittoria anche solo parziale della seconda aprirebbe nel nostro Paese una stagione politica nuova ed inedita. La sconfitta sarebbe solo ossigeno in più per i tanti lupi che si aggirano nel nostro Paese. Ma in tutte le favole i lupi fanno una brutta fine ed a noi non resta che unirci sotto la bandiera NO TAV.

Simenza