Dal medico al prete

Il governo è al suo primo vero banco di prova. Finora non si è mai dovuto veramente confrontare col tema del consenso, esso si può dire gli sia stato garantito dalla quasi unanime approvazione parlamentare e dai numerosi viatici internazionali ricevuti. Ha potuto fare un’incivile riforma pensionistica che nessuno si sarebbe potuto permettere al posto loro ed ha orgogliosamente rivendicato il suo totale disinteresse per la popolarità, dal momento che, attraverso uno strano corto circuito, un governo eletto non avrebbe mai potuto portare avanti cose simili, ma in quanto governo tecnico, sponsorizzato tra l’altro dalla grandissima parte dei mezzi di informazione come dolorosa necessità, ha goduto secondo i sondaggi di largo consenso. Insomma un governo orgogliosamente impopolare che però si trova ad essere popolarissimo, così come potrebbe essere popolare un intervento a cuore aperto laddove esso sarebbe in grado di salvarti la vita e d’altra parte fosse un chirurgo particolarmente referenziato ad operarti. Continue reading →

Licenziamo #Monti e la #Fornero per giusta causa

Non me ne voglia il “compagno” Napolitano, ma il dado è tratto e la pace sociale può e deve andarsi a fare benedire. La riforma Marchionne del Governo Monti (come l’ha chiamata R.B. in un vecchio articolo) sta prendendo corpo e sta prendendo corpo sugli stessi punti da cui era cominciato il dibattito: l’articolo 18. Beh, è arrivata l’ora di staccare la spina a questo Governo tecnico e rispedirlo ad insegnare palle liberiste dentro le tristi mura della Bocconi.

Mesi di stallo per partorire un mostro che rimanda la riforma al welfare al 2017 facendo intanto piazza pulita dei diritti dei lavoratori. Tanto, diciamolo, con una riforma per lo sviluppo del genere, i soldi non ci saranno neanche nel 2017… si tratta di una presa in giro estremamente facile da “sgamare”. Continue reading →

#8marzo , questione femminile e questione maschile

L’8 marzo volge al termine…. festa tanto amata e tanto bistrattata. Facciamocene una ragione: l’Italia è un Paese maschilista ed il maschilismo permea ogni spazio culturale che vi si apre. Partire da questo presupposto è l’unico modo per non cadere nel tranello dei discorsi stupidi.

Quante volte si sente dire: “hanno avuto così tanti diritti, che altro vogliono?”. Il punto è che i diritti sono un elemento che s’incastona in un tutto sociale senza scalfirlo nella sostanza. La donna ha il diritto di voto, ha il diritto di proprietà, ha il diritto a chiedere il divorzio ed è, più o meno, padrona del suo corpo: ma queste possibilità si declinano all’interno di una società che più che maschilista, definirei misogina. Continue reading →

Solo un treno? Solo la democrazia!

il tav non passa

“È solo un treno..”- ha detto Bersani ospite della trasmissione di Santoro qualche giorno fa- non vale forse la pena di scaldarsi tanto. Eppure per essere “solo un treno” sembra che quelli a scaldarsi troppo siano proprio i cosiddetti “Si Tav”. Rabbiose dichiarazioni di ogni tipo riempiono infatti i giornali in questi giorni e gettano una nuova luce sulla realtà del conflitto che si sta combattendo (ed io dico anche su altri che si sono svolti in passato). Continue reading →

Non si torna indietro: #NoTAV oltre la dinamica della paura

No TAV in tangenziale

Il corteo di ieri a Roma ha dimostrato, negli occhi di chi c’era, la vera forza del movimento NO TAV. Il segno di quanto sta succedendo non lo si può leggere sulla base di avvenimenti marginali come la cacciata di qualche giornalista. E neanche nel fato di aver bloccato una tangenziale, prova di forza di per sé importante.

Il senso di quello che è successo ieri è l’andare oltre lo sbarramento della paura. Il circolo politico-mediatico che sta accerchiando i NO TAV mira innanzi tutto a fiaccarne le fila. “I NO TAV sono pochi ed isolati, legati a doppio filo con frange estremiste” ripetono come un mantra giornalisti prezzolati e politici “interessati”. Sperano che a forza di ripeterlo si trasformi in realtà. Continue reading →

#NOTAV : la democrazia selvaggia è di scena

bandiera no tav

Il nostro caro Mario Monti ha deciso: la TAV si fa, con le buone o con le cattive. Un profilo duro, che arriva tardivo, dopo che l’apice dello scontro fra lo Stato e la Valle è stato già raggiunto.

Questo ritardo non sorprende più di tanto, essendo quello Monti un governo tecnico. Il buon Mario aveva ed ha le mani legate: non può certo chiudere una Grande Opera votata dai due maggiori partiti che sostengono la sua maggioranza. E non poteva neanche scegliere la linea dura esponendo l’esecutivo ad un’eventuale gogna mediatica. Continue reading →

No Tav: il problema violenza e la violenza di Stato

no tav

Dopo la caduta dal traliccio di Luca Abbà, a cui auguro di riprendersi il più presto e meglio possibile, mi pare d’obbligo dar corpo a una riflessione sulla violenza e sul ruolo dimenticato che essa dovrebbe ricoprire nella lotta. In Val di Susa si consuma ormai da anni una contrapposizione tra la ragion di Stato e le rivendicazioni di alcuni cittadini che questa grande opera non l’hanno mai voluta. Questa contrapposizione si è nel frattempo inasprita sempre più perché le ragioni del movimento No Tav non sono mai state veramente ascoltate. Continue reading →

Val di Susa: fenomenologia di uno stato canaglia

All’inizio si trattava solo di un gruppo di valligiani non meglio identificati, certamente italiani, troppo italiani. Erano quelli del nimby, “not in my back yard”, quelli che, a detta anche della cosiddetta sinistra di governo, erano i tipici italiani che rifiutano la modernizzazione, solo perché richiede sacrifici.

Poi sono diventati teppisti, estremisti oppure solo cittadini onesti manipolati da violenti nell’orbita di qualche centro sociale. Si è imposta la più classica logica dualistica, buoni e cattivi, con la necessità da parte dei primi di dissociarsi dai secondi. Sono fioccati gli arresti ordinati da una delle punte di diamante della cosiddetta magistratura democratica di questo paese e loro hanno detto “siamo tutti black block” non cogliendo l’opportunità di redenzione che gli veniva offerta. Si sono mostrati compatti nel resistere all’attacco della magistratura, parte del fin troppo evidente progetto di disarticolazione del movimento ed hanno mostrato quanto questo apparato di potere che contro di loro si è scagliato, oltre alla violenza, avesse poco più che una arrogante ciarlataneria. Continue reading →

I cannoni tedeschi del Partenone

Partenone

Che a difendere la Grecia bastino trecento spartani armati di buona volontà il mondo lo sa dai tempi di Erodoto, ma le cancellerie – sì, come usava dire nei secoli del colonialismo – della grande Germania e alleati non vogliono sentire ragioni. Hanno degli accordi pendenti con lo stato ellenico e – perdio! – li faranno rispettare, a costo di mandare le cannoniere a disturbare il placido spettacolo delle luminarie del Pireo… o, per dirla alla moderna, a costo di negare la concessione del secondo pacchetto di aiuti al governo di Papademos. Il fatto è che lo stato greco ha promesso per quest’anno di impegnare il 3% del proprio Pil per l’acquisto di armamenti, in valore assoluto ben 7 miliardi di euro, rigorosamente made in Germany. Naturalmente anche lo sparring partner di sempre, Parigi, non resterà a bocca asciutta, e una bella fetta del totale finirà anche nelle casse dell’industria bellica francese. Tanto pagano i greci. Continue reading →

Foibe, la giornata senza memoria

Un Paese che non ha fatto i conti con i propri crimini di guerra non dovrebbe permettersi il lusso di giornate in memoria delle Foibe. Sul tema stiamo lavorando e probabilmente uscirà qualcosa nel prossimo numero della rivista.

Per il momento lasciamo la parola questa breve ma esaustiva sintesi dei fatti pubblicata da LiberaTV: